Progetto Medical Humanities

Sin da quando siamo bambini sperimentiamo una naturale attrazione per l’espressione artistica. Ciò non significa una predilezione per il bello in senso figurativo e musicale ma un’irresistibile propensione a esprimerci attraverso il tratto, il colore, la danza, il canto, la parola. Tale necessità trova nella scuola un’accoglienza e un riconoscimento di valore che devono essere fatti propri dalla società, per permettere pratiche espressive anche agli adulti. La frequenza a laboratori artistici infatti può incrementare la produttività in ogni ambito, sostenere in situazioni di stress e di cambiamento, favorire la convivenza, andando ad affiancarsi ad altre buone pratiche quali l’educazione emotiva, il potenziamento della capacità empatica e delle funzioni esecutive.

Siamo convinti inoltre che molti professionisti si avvantaggerebbero dell’inserimento nell’iter formativo di esperienze di tipo artistico che promuovano la creatività individuale.  Tra essi elenchiamo, senza pretesa di esaustività, gli operatori della sanità, gli educatori e tutti coloro che si interfacciano a ogni titolo con situazioni complesse, quali l’assistenza geriatrica e quella all’infanzia, la cura e la terapia di pazienti necessitanti di nuove e alternative modalità di comunicazione, i lungodegenti, gli individui che si trovano in situazione di difficoltà materiale, fisica e sociale, i responsabili di comunità. Esercitare un’arte, se per alcuni può essere un mestiere, per altri è una competenza in più da mettere in gioco in situazioni dove le sole conoscenze curriculari non basterebbero.

Godere di uno spazio espressivo è una necessità fisiologica, come il praticare un’attività fisica, in ogni caso non riservabile ai soli dotati. Ma mentre i benefici delle attività fisiche sono quotidianamente esaltati di fronte all’opinione pubblica, quelli apportati dall’esercizio di attività artistiche sono valorizzati solo in ambiti specifici. L’enfasi sulle evidenze in medicina, con l’attribuzione di valore al solo dato misurabile, non aiuta ad apprezzare la pratica dell’arte per i non professionisti del settore. Se infatti la massa muscolare è misurabile nella sua crescita, così come la tolleranza alla fatica, il peso corporeo, il rapporto massa grassa/massa magra e il potenziamento della capacità ventilatoria, non ugualmente misurabili sono i parametri del benessere psichico. Già difficili da identificare (resilienza, resistenza allo stress, stato prevalente dell’umore?), essi sono (escludendo la neuroimaging) monitorabili solo con modalità indirette, quali questionari e interviste o con effetti obiettivabili che è da dimostrare siano conseguenze reali della pratica di un arte (aumento della capacità produttiva, attentiva, mnesica, del numero di relazioni sociali?).

Siamo consapevoli che un altro fattore, questa volta culturale, si oppone alla diffusione della pratica in età produttiva di una forma artistica: l’enfasi estetica. L’apprezzamento del bello e la sua ricerca in campo artistico rischiano di soffocare l’espressività, legittimandola solo se esitante in un prodotto apprezzabile dal gusto del momento, se realizzata all’interno di canoni estetici (condivisi o almeno vendibili) o, ipotesi peggiore, se sa  produrre mostri, cioè se l’esito della espressività individuale è il grottesco, l’aberrante, il ridicolo facilmente trasformabili in prodotti massmediatici, con il seguito noto di competitività, aggressività, autoesibizione narcisistica. Deriva di questo assioma culturale è l’esclusione, per supposta incapacità costituzionale, della pratica dell’arte a coloro che presentano una qualche disabilità fisica o psichica. L’arte, inspiegabilmente ridotta a oggetto, perde così la propria valenza di processo, di modalità di espressione individuale praticabile da chiunque.

Con questo documento vogliamo ritornare a considerare la pratica dell’arte come un diritto umano imprescindibile e indipendente dall’età, dalla condizione sociale, dal grado di istruzione, dallo stato di salute, dalla presenza di disabilità. Tale diritto è esercitabile indipendentemente dall’esito formale della produzione artistica, dal suo inserimento in canoni estetici e dalla sua possibilità di commercializzazione e deve essere garantito.

Rifacendoci alla radice indoeuropea della parola arte, ar (andare verso), riconosciamo all’arte il ruolo di attrattore di movimento, cioè di promotore di un agire del soggetto che identifichiamo come espressione di sé. Nella concezione contemporanea di arte confluisce l’accezione latina Ars, alla quale è intrinseca la valenza del fare (quindi dell’agire producendo oggetti), e quella greca di τέχνη (téchne), che attribuisce all’arte il significato di un fare ordinato, quindi istruito.

Il diritto all’arte consiste perciò in un duplice diritto: quello di poter produrre oggetti artistici e quello, prerequisito irrinunciabile, di essere istruiti alla loro produzione.
L’arte come diritto dell’umano riposa su una realtà incontestabile: l’essere uomo creatura estetica, cioè destinato a fruire del mondo attraverso le sensazioni che esso produce e attraverso esse a riconoscersi come individuo.

La voce che canta, la parola che si fa poesia, le mani che plasmano, il corpo che danza sono naturali conseguenze della necessità, solo umana, di abitare il mondo provando buone sensazioni nel creare oggetti, nel senso più ampio del termine. Oggetti generatori a loro volta di sensazioni nel fruitore e capaci di permettere l’espressione e la condivisione del pensiero e, prima di esso, della emozione.

Invitiamo quindi chi ha le capacità e la responsabilità a favorire l’educazione e l’espressione artistica di tutti i soggetti, in particolare di quelli in età evolutiva, di quelli in situazioni di disagio, di sofferenza e di disabilità.
Invitiamo le strutture universitarie competenti a inserire nel curriculum formativo delle professioni della cura (in particolare logopedisti e medici), dell’assistenza e della educazione, percorsi formativi che favoriscano la creatività individuale.
Chiediamo alle strutture sanitarie di ogni tipo, in particolare gli ospedali pediatrici, i reparti di lungodegenza, le geriatrie, di favorire la pratica della Art Therapy e della Music Theraphy e di promuovere la fruizione dell’arte sotto forma di letture pubbliche, spettacoli, concerti e proiezioni.
Invitiamo le istituzioni a utilizzare l’espressione artistica come elemento aggregatore e conciliatore in situazioni lavorative, di accoglienza, di integrazione sociale.
Chiediamo ai mass-media di non avvilire coloro che in situazioni di difficoltà praticano l’arte, di sostenere l’espressione artistica, in particolare dei bambini, nel rispetto della dignità di ciascuno ringraziando coloro che in questo campo già operano per la difesa della espressività e la fruizione dell’arte in ogni sua forma.

Ci impegniamo a praticare un’arte per il nostro benessere e per quello della comunità alla quale apparteniamo.

Silvia Magnani, medico

con il gruppo 150 Ore:
Paola Bozzolini, cantante, insegnante di canto e direttrice di coro di voci bianche;
Giuseppina Cortesi, insegnante di canto
Zelinda Del Vecchio, cantante, insegnante di canto, educatrice musicale;
Sara Dell’Orto, cantante, insegnante di canto
Selena Galleri, cantante, insegnante di canto
Cira di Gennaro, musicista
Silvia Girotto, cantante e ricercatrice in ambito di contaminazione musicale
Irene Di Vilio, insegnante di canto
Fulvia Gasparini, cantante, insegnante di canto
Annaluisa Giansante, cantautrice e insegnante di canto
Emanuele Grazioli, cantante e insegnante di canto
Vittoria Licari, insegnante di canto
Maria Ludovica Marchesi, insegnante di canto musicoterapista
Daniela Panetta, cantante, insegnante di canto
Beatrice Parapini, cantante, insegnante di canto
Chiara Pezzotti, insegnante di canto, educatrice musicale
Valentina Piccolo, cantante, insegnante di canto
Elena Tavella, cantante, insegnante di canto

e:
Avanzolini Laura, insegnante di canto
Matilde Baldizzone, insegnante di canto
Elisa Bartalini, cantante
Marta Bocchieri, logopedista
Enrico Bonavera, attore
Bongiovanni Linda Maria, musicoterapista
Sofia Brandinali, insegnante di danza
Eleonora Bruni, cantante e insegnante di canto
Domenico Bulfaro, poeta e attore
Paolo Calabresi, attore
Roberta Cali, cantante
Antonio Caporilli
Luca Cascone, osteopata e musicista
Claudia Casolaro
Ilaria Ceccherini, insegnante di canto
Anna Chierichetti, cantante e insegnante di canto
Cinzia Cometti, cantante
Eleonora Cossi, logopedista
Magda Cutini, logopedista
Stefano De Luca, attore e regista
Andrea Del Signore, cantante
Cristina Demiranda, insegnante di canto
Eleonora Dettole, cantante
Patrizia Di Pietro, insegnante
Margherita Di Rauso, attrice
Cinzia Eramo, cantante
Lorenzo Fammartino, logopedista
Giulia Faraoni, musicista
Loredana Fazi, insegnante di canto
Anna Ferrucci, logopedista
Francesca Foti, logopedista
Susanna Garavaglia, counselor
Giliana Graziani, logopedista
Gabriele Gubellini musicista
Albert Hera, musicista
Alessandro Imelio, insegnante di canto
Milena Josipovic, cantante e insegnante di canto
Saverio La Ruina, attore
Patrizia La Torre, medico
Maria Elena Levoni, logopedista
Paola Luffarelli, cantante e chitarrista
Enrico Maria Marabelli, cantante
Milena Marchione, logopedista
Sabrina Mascanzoni, logopedista
Francesca Mascetti, logopedista,insegnante Metodo Feldenkrais
Gianna Montecalvo, cantante e insegnante di canto
Nino Mozzanica, medico
Andrea Nacci, medico
Moreno Papi, musicista, insegnante di didgeridoo
Laura Pasetti, attrice e regista
Danilo Patrocinio, medico
Lorenzo Pierobon, musicoterapista
Elia Pizzolli, logopedista
Daniela Poggi, attrice
Patrizia Pozzi, logopedista, attrice
Stefano Quatrosi, attore
Tommaso Ragno, attore
Caterina Romagnuolo, logopedista
Vanna Rosellini, logopedista
David Rossato, designer e musicista
Bruna Rossi, attrice
Francesca Schioppa, pediatra, centro Spina Bifida, Niguarda
Andrée Ruth Shammah, regista
Rita Sdanganelli, logopedista
Carmela Stillitano, insegnante di canto
Debbie Summa, cantante e vocal coach
Caterina Trogu Rohrich, insegnante di canto
Mariangela VIganò, medico
Elena Vivaldi, insegnante di canto

 

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